CHIESA DI SAN CATALDO
DESCRIZIONE
La chiesa di San Cataldo è un piccolo capolavoro architettonico, opera di maestranze islamiche che la edificarono secondo criteri romanico-occidentali.
In origine era la cappella di un complesso di edifici, oggi scomparsi, appartenenti a Maione da Bari, Gran Cancelliere e dopo, dal 1154 al 1160, Grande Ammiraglio del regno sotto re Guglielmo I.
Sobria ed elegante, allʼesterno si presenta animata da arcate cieche a rincasso che inquadrano le tre monofore aperte su ciascun lato. La sola abside maggiore è sporgente e alta quanto tutto l’edificio.
Il coronamento della chiesa è costituito da una cornice al di sopra della quale spiccano le tre cupolette che coprono la nave centrale, impostate su di un basso tamburo continuo in cui si aprono piccole finestre. L’interno rettangolare, diviso in tre navate separate da quattro colonne, è scandito dalle tre cupole che individuano le tre campate quadrate della navata centrale. Le brevi navatelle laterali sono coperte da volte a crociera.
Le pareti nude, prive di qualsiasi decorazione, esaltano la nitidezza architettonica della chiesa, ingentilita dalle colonnine angolari del santuario e dagli archi a sesto acuto retti da colonne e capitelli.
A rendere ancor più preziosa la chiesetta, contribuisce il pavimento in opus sectile: unico esempio dell’epoca di Guglielmo I, racconta la nuova corrente promossa da Ruggero II, che volle artigiani islamici capaci di interpretare in modo nuovo ed originale la tradizione orientale di matrice bizantina. La chiesa, inglobata nel corso dei primi anni del XIX secolo in una struttura neoclassica, sede della Regia Posta cittadina, tra il 1881 e il 1885 venne restaurata dall’architetto Giuseppe Patricolo che, seguendo i criteri di un restauro filologico, decise di “liberare” l’edificio originario dai volumi aggiunti nel tempo. Divenuta uno dei posti più visitati dai turisti, dal 1937 San Cataldo appartiene all’Ordine Equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme.