CATTEDRALE DI MONREALE
DESCRIZIONE
Il complesso monumentale di Monreale, composto dalla chiesa, dal convento benedettino e dal palazzo reale, fu edificato per volere di re Guglielmo II (1166-1189) tra il 1172 e il 1183. La facciata della Cattedrale è inserita tra due massicce torri, tra le quali si estende il portico centrale edificato nel 1770 in sostituzione di uno precedente di età medievale. Al centro si trova il portale marmoreo di accesso cuspidato, con quattro ghiere ogivali a rincasso, arricchite da uno splendido partito decorativo con motivi figurati e astratti a rilievo, misti a tarsie in opus sectile geometrico con poligoni stellati.
Qui si apre la porta bronzea di Bonanno Pisano, composta da 48 formelle con scene bibliche, firmata e datata 1186. Il lato settentrionale della chiesa, coperto da un portico ad undici arcate a tutto sesto realizzato tra il 1546 ed il 1569, reca invece la porta bronzea realizzata nel 1179 da Barisano da Trani, costituita da 28 formelle con figure di santi ed evangelisti. Una decorazione ad archi intrecciati su colonne e tarsie laviche con motivi geometrici trionfa compiutamente nelle absidi, sviluppandosi sui tre ordini. L’interno è a pianta longitudinale d’impronta basilicale-paleocristiana, a tre navate separate da archi acuti sollevati da pulvini e retti da colonne granitiche con capitelli classici; l’ampio santuario quadrangolare, sopraelevato e triabsidato, è preceduto da un grande arco trionfale ogivale.
Il pavimento a marmi commessi delle navate viene realizzato nel 1559 per volere dell’arcivescovo Ludovico Torres, mentre il pavimento in opus sectile del santuario è in parte originale ed in parte rifatto durante la prima metà del secolo XIX.
Gli straordinari mosaici che ricoprono le pareti interne dell’edificio rappresentano uno dei cicli più vasti del mondo medievale, coprono una superficie di oltre seimila metri quadri, con storie dell’Antico e del Nuovo Testamento rispettivamente nelle pareti della navata centrale e in quelle delle navate laterali e del transetto; nelle absidi laterali sinistra e destra sono raffigurate, invece, le storie dei santi Paolo e Pietro. Tuttavia, è di certo l’abside centrale a catturare lo sguardo: qui sono il Cristo Pantocratore e la Vergine col Bambino tra angeli e santi. Di particolare interesse i due mosaici con Guglielmo II incoronato da Cristo e Guglielmo II che offre il modello della chiesa alla Vergine, collocati rispettivamente sopra il trono regale e sopra il soglio arcivescovile, posti nelle pareti meridionale e settentrionale del santuario. Nel braccio meridionale del transetto, il sarcofago originario in porfido di Guglielmo I e quello in marmo di Guglielmo II, eseguito nel 1575 in sostituzione di quello medievale distrutto in un incendio. Dello stesso periodo e organicamente legato al resto del complesso architettonico, è il chiostro, giunto intatto dell’antico convento benedettino.
Per la grandezza e la ricchezza delle sue forme, rappresenta un esempio straordinario di questo tipo di costruzione, che sembra evocare i cortili porticati delle dimore signorili islamiche.
Entro la grandiosa cornice delle sue quattro ali, ritmate da colonne binate poggianti su di un basso parapetto ed archi ogivali, si sviluppa una straordinaria ricchezza di forme e decorazioni, visibili nell’alternarsi di colonne lisce e a intarsio policromo, nei rilievi che decorano i fusti delle quadruplici colonne angolari, ma soprattutto nell’enorme varietà e nello splendore dei capitelli e degli abachi, dove i soggetti sacri si confondono con quelli secolari, tra animali e figure simboliche e fantastiche.
Nell’angolo sud-occidentale è collocata la loggia con la fontana: l’acqua sgorga da una colonnina a forma di palma stilizzata con figure di baccanti tra musici nel bocciolo in alto.
Annesso all’ala meridionale del chiostro è anche il cosiddetto “Dormitorio dei benedettini”, un edificio a pianta rettangolare molto allungata, che presenta soprattutto all’esterno i caratteri distintivi dell’architettura arabo-normanna nella lunga serie di finestre ad arco acuto della facciata esterna della parete settentrionale, alternate ad alte arcate cieche: l’effetto è molto particolare perché sembra essere la continuazione visiva delle arcate del chiostro sottostante. Oggetto di un lungo restauro, oggi ospita uno spazio espositivo.