La possibilità di avviare azioni esecutive più rapide potrebbe spingere i contribuenti a essere più responsabili pagamenti
Negli ultimi mesi, il governo italiano ha avviato una serie di riforme significative in ambito fiscale, con l’obiettivo di migliorare la riscossione dei tributi locali. Una delle novità più rilevanti è la drastica riduzione dei termini per le azioni esecutive nei confronti di quei contribuenti che non adempiono ai propri obblighi fiscali, in particolare riguardo l’Imu (Imposta Municipale Unica) e la Tari (Tassa sui Rifiuti).
Infatti, il governo prevede di passare da un termine di 180 giorni a soli 60 giorni per avviare le procedure di pignoramento. Questa misura, annunciata dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, rappresenta una svolta significativa nell’approccio alla riscossione delle tasse locali.
La riforma fiscale locale
Il decreto di riforma del fisco locale è uno degli ultimi atti della delega fiscale e mira a rafforzare la capacità degli enti locali di riscuotere i tributi. L’idea alla base di questa riforma è chiara: accelerare il processo di riscossione coattiva per coloro che evadono le tasse. La modifica dei termini per le azioni esecutive è solo una parte di un disegno più ampio, che include anche la possibilità per sindaci e presidenti di regione di introdurre forme di adesione agevolata per i contribuenti morosi.
Le nuove disposizioni si inseriscono in un contesto in cui le amministrazioni locali si trovano a fronteggiare crescenti difficoltà finanziarie. Infatti, la crisi economica ha portato a un aumento dei debiti tributari, con molte amministrazioni costrette a fare i conti con una situazione di bilancio precaria. La proposta di ridurre a 60 giorni i termini per il pignoramento riflette una necessità urgente di migliorare la situazione finanziaria degli enti locali, garantendo un flusso di entrate più costante.
Attualmente, un gran numero di Comuni iscrive a ruolo miliardi di euro in debiti non riscossi, che spaziano dalle multe alle tasse sui rifiuti. Questo sistema ha dimostrato di essere inefficace, con molti contribuenti che si sentono poco incentivati a pagare. L’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha sottolineato l’importanza di superare la separazione tra chi riscuote le tasse e chi gestisce l’iscrizione a ruolo. Con circa 8.000 Comuni che affrontano la gestione di debiti tributari, la necessità di una riforma è diventata ineludibile.
Inoltre, le banche dati delle varie autorità fiscali spesso non comunicano tra loro, creando una situazione in cui debitori di minore entità possono sfuggire a controlli più severi, mentre frodi più gravi possono rimanere impunite. Questa mancanza di comunicazione tra le diverse agenzie fiscali e gli enti locali ha contribuito a una gestione inefficiente dei tributi, rendendo necessaria una riforma che possa migliorare la raccolta e rendere più giuste le sanzioni.
Tra le misure che il governo sta considerando, vi è anche l’introduzione di sanatorie per i contribuenti che decidono di mettersi in regola. Gli enti locali potranno offrire la possibilità di ridurre o escludere gli interessi o le sanzioni per coloro che si presenteranno alla cassa entro un termine di 60 giorni dalla pubblicazione dell’atto.
È importante notare che le difficoltà di riscossione sono particolarmente acute nelle regioni del Sud Italia, dove i tassi di evasione fiscale sono più elevati. Secondo i calcoli dell’IFEL, il fondo crediti accumulato dai Comuni in relazione ai mancati incassi ha raggiunto il valore impressionante di 6,3 miliardi di euro, di cui il 47% concentrato nelle regioni meridionali. Qui, l’importo medio per abitante supera di gran lunga quello delle regioni del Nord, evidenziando una disparità che richiede attenzione urgente.