Grossi problemi all’orizzonte per Google: negli Stati Uniti vogliono imporre al colosso informatico di vendere Chrome e Android.
L’azienda informatica fondata da Larry Page e Sergey Brin e leader incontrastata dei servizi online con strumenti di navigazione, posta elettronica, chat, sviluppo, sicurezza, statistiche, mappe, applicazioni desktop e sistemi operativi usati in tutto il mondo potrebbe perdere la propria posizione di dominio nel settore. Per una questione legale. O politica. I fatti dicono che nelle scorse settimane un giudice federale degli Stati Uniti ha dichiarato Google colpevole di monopolizzazione illegale nei mercati della ricerca online e della pubblicità.
A seguito di questa storica sentenza, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta ora valutando che fare, come reagire e come impedire a Google di continuare a monopolizzare la ricerca sul web e la pubblicità su internet. Il punto è dunque trovare una soluzione per ridurre il predominio agito dall’azienda informatica con quartier generale a Mountain View in California (nel cosiddetto Googleplex). E non si esclude la possibilità che si chieda a Google di cedere alcuni dei suoi prodotti principali, quelli più usati: il browser Chrome e il sistema operativo Android.
Ovviamente i legali di Google hanno già fatto sapere che presenteranno appello contro questa decisione. E al momento la situazione è molto nebulosa. Una vendita per Google di prodotti strategici come Android e Chrome significherebbe la perdita della posizione dominante nel mercato a discapito di concorrenti come Apple. Non è però detto che debba finire davvero così. Ciò che è certo è che la vendita forzata è oggi una delle ipotesi in discussione più accreditate.
Google cercherà di correre ai ripari (c’è chi immagina una scissione interna, con la creazione di due nuove società, una per Chrome e una per Android). E si valuta anche l’ipotesi della cessione di un solo asset. L’impressione, infatti, è che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti potrebbe anche accontentarsi della scissione di una delle due piattaforme.
Negli Stati Uniti si dibatte anche su Google Ads e sulla pubblicità testuale di AdWords. In quest’ottica, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti potrebbe addirittura chiedere al colosso di Mountain View la sua vendita a terzi. Oppure, com’è più probabile, l’implementazione di appositi requisiti di interoperabilità. Il punto, infatti, è rendere l’app perfettamente funzionante anche su altri motori di ricerca.
L’ultimo punto molto discusso riguarda la volontà delle autorità governative statunitensi di impedire a Google di obbligare i siti web ad accettare determinate condizioni in cambio di un alto posizionamento nella ricerca. Nella fattispecie si accusa Google di obbligare i siti ad accettare che i loro contenuti vengano poi utilizzati per alcuni prodotti di intelligenza artificiale dell’azienda.
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