La mafia siciliana continua a riservare sorprese e colpi di scena, e uno dei protagonisti recenti di questo drammatico racconto è Gaetano Savoca. Con i suoi cinquantasette anni, un passato criminale costellato di tre condanne per mafia e la pesante accusa di essere diventato il nuovo boss del mandamento di Brancaccio, il suo nome è tornato prepotentemente alla ribalta. Savoca è stato arrestato nell’ambito di operazioni mirate, come i blitz denominati Goldenmarket, Ghiaccio e Old Bridge, che hanno portato a sentenze di condanna nel 1998, 2006 e 2010.
La figura di Savoca è emersa come centrale nel panorama mafioso siciliano, complici le sue parentele illustri: è infatti figlio del noto boss Pino Savoca e cognato di Andrea Adamo, attualmente in carcere. Questi legami familiari non sono stati il solo motore della sua ascesa; Savoca ha dimostrato di possedere anche le “capacità” necessarie per guadagnarsi il rispetto e la leadership all’interno dell’organizzazione mafiosa.
Rientro a Palermo e il Ruolo Crescente
Dopo aver scontato le sue condanne, Savoca ha trascorso un periodo di sorveglianza a Cesenatico, per poi tornare a Palermo nel 2018. Questo rientro ha coinciso con un rinnovato interesse da parte della magistratura nei suoi confronti, accentuato dalle dichiarazioni di alcuni pentiti, tra cui Francesco Colletti e Filippo Bisconti, che hanno messo in luce il suo ruolo crescente all’interno della mafia.
I pentiti hanno rivelato dettagli inquietanti riguardo alla gestione della mafia nel territorio. Bisconti, ex capomafia di Villabate, ha descritto Savoca come una figura chiave, affermando che Pino Ficarra non fosse in grado di gestire il mandamento autonomamente, ma seguiva le direttive di Savoca. I suoi incontri e le sue decisioni, come quella di “sospendere” Gaspare Sanseverino dall’incarico di esattore del pizzo, dimostrano un potere consolidato e un’influenza in grado di muovere le fila delle attività illecite.
Gli Incontri e le Relazioni Mafiose
Il soprannome “zio Gaetano” lo identifica non solo come un boss, ma anche come un uomo di famiglia, un punto di riferimento per molti. Questo appellativo è emerso in conversazioni tra mafiosi, sottolineando la sua posizione di rispetto e autorità all’interno della gerarchia mafiosa. La sua figura è stata ulteriormente confermata da pedinamenti della polizia, che hanno rivelato incontri clandestini con altri esponenti della mafia, come Giuseppe Arduino e Giancarlo Romano, che hanno evidenziato la rete di relazioni e alleanze che Savoca ha costruito.
Le indagini hanno rivelato una serie di incontri tra Savoca e i suoi associati in luoghi strategici della città. Ecco alcuni dei luoghi dove si sono svolti questi meeting riservati:
- Piazza Strauss
- Via Filippo Di Giovanni
- Cortile Vaccaro
- Via Gran Bretagna
Durante queste riunioni, si discutevano questioni di varia natura, dall’organizzazione di traffici illeciti a questioni personali tra mafiosi. In un’occasione, una donna ha contattato Margherita Riccobono, la moglie di un altro boss, per risolvere un contenzioso con il suo ex marito, coinvolgendo così Savoca in questioni che andavano oltre il semplice affare mafioso.
Le Intercettazioni e l’Organizzazione Mafiosa
Le intercettazioni hanno rivelato conversazioni in cui Savoca e Arduino si scambiavano pacchetti e discutevano di percentuali su vendite illecite e di individui che dovevano “andare via”. Queste comunicazioni, avvenute spesso in luoghi pubblici per evitare di essere intercettati, dimostrano un livello di organizzazione e cautela che caratterizza l’operato mafioso.
Savoca ha anche affrontato questioni di pagamento legate alle famiglie di detenuti, come nel caso del detenuto Amedeo Florulli, dove il mancato pagamento doveva essere risolto tramite il suo intervento. L’attenzione della polizia e della magistratura su Savoca non è quindi casuale, ma il frutto di un lungo e complesso lavoro investigativo che ha messo in luce non solo la sua figura, ma anche il sistema mafioso che continua a operare in Sicilia.
In questo contesto, Gaetano Savoca emerge non solo come un boss, ma come un simbolo di una mafia che si evolve, che trova nuove strategie e alleanze, e che continua a esercitare un’influenza significativa su Palermo e oltre. La sua storia è un monito e una riflessione su un fenomeno che, nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine, sembra avere radici sempre più profonde nella società.