Fumettibrutti, il nome d’arte di Josephine Yole Signorelli, è un’autrice di fumetti che ha saputo conquistare il panorama culturale italiano con il suo stile unico e il suo approccio sincero a tematiche spesso trascurate. Con il suo nuovo memoir, “Tutte le mie cose belle sono rifatte”, pubblicato da Feltrinelli Comics, la fumettista continua il suo viaggio autobiografico, già intrapreso con opere precedenti come “Romanzo esplicito”, “P. La mia adolescenza trans” e “Anestesia”. Questo ultimo lavoro non è solo un libro, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti, un’esplorazione della propria identità e delle sfide che ha affrontato lungo il cammino.
la transizione di genere e la sincerità
Nel memoir, Fumettibrutti affronta con coraggio e sincerità il tema della transizione di genere, un argomento che ha bisogno di essere raccontato con delicatezza e profondità. A diciassette anni, ha capito di essere una ragazza, e da quel momento in poi, la sua vita è stata un susseguirsi di scelte e trasformazioni. La narrazione è intrisa di una verità cruda e autentica, che diventa il filo conduttore dell’intero libro. “Mentre cerco il motivo per cui scrivo, sono certa che uno sia la sincerità“, scrive l’autrice, ponendo l’accento sull’importanza dell’onestà nella sua espressione artistica.
terapia ormonale e metamorfosi
Uno dei capitoli più toccanti è intitolato “Terapia ormonale”, dove Fumettibrutti ripercorre le tappe della sua metamorfosi fisica e psicologica. Descrive il momento in cui ha deciso di intraprendere il percorso di transizione e l’impatto che ha avuto sulla sua vita quotidiana. Le fasi della sua trasformazione includono:
- Modifica della voce: fondamentale per la sua nuova identità.
- Esperienze quotidiane: piccole azioni come andare al panificio o ordinare al ristorante, diventate più semplici e gratificanti grazie alla sua trasformazione.
“Mentre prima, per la paura non facevo quasi nulla”, confessa, evidenziando come la sua nuova voce le abbia aperto porte che prima sembravano chiuse.
accettazione sociale e cambiamento culturale
Fumettibrutti non si limita a raccontare la sua esperienza personale; si interroga anche su questioni più ampie legate all’accettazione sociale delle persone transgender. “Non è giusto”, afferma, riflettendo sul fatto che spesso le persone transgender si sentono costrette a modificare il proprio corpo per essere accettate. Un personaggio del suo fumetto, un guerriero con katana, si esprime chiaramente: “Una società che accetta i corpi transgender solo se medicalizzati è una società fascista”. Questa affermazione potente pone interrogativi su come la società percepisca e accolga la diversità, invitando i lettori a riflettere sulla necessità di un cambiamento culturale.
Il libro di Fumettibrutti si distingue anche per il suo stile visivo accattivante e per la sua capacità di mescolare realtà e fantasia. La narrazione fluisce in modo fluido, alternando momenti di profonda introspezione a scene più giocose e surreali. Un esempio emblematico è l’apparizione di Sailor Moon, la celebre eroina dei cartoni animati, con la didascalia: “peccato non vivere in un cartone animato”. Questo contrasto tra la vita reale e il mondo dei sogni serve a sottolineare il desiderio di una realtà più accogliente e inclusiva, dove ognuno possa sentirsi libero di essere se stesso senza timori.
In un’epoca in cui la rappresentazione delle identità di genere è fondamentale, il memoir di Fumettibrutti si colloca come un’importante testimonianza di lotta e resilienza. “Tutte le mie cose belle sono rifatte” non è solo un racconto personale, ma un manifesto per la libertà di essere se stessi e per la necessità di un mondo più giusto e inclusivo. La sua storia è un chiaro messaggio di speranza per chiunque si senta diverso o emarginato, dimostrando che, sebbene il percorso possa essere difficile, la bellezza della vita risiede nell’autenticità e nell’amore per sé stessi.