Franco Mussida è un nome che riecheggia nella storia della musica italiana, un artista che ha saputo coniugare la sua passione per il suono con l’impegno sociale. La sua storia inizia in un ambiente semplice, a Milano, dove un bambino curioso scopre la bellezza della musica attraverso un carillon. Questo momento, descritto nel suo recente romanzo autobiografico “Il bimbo del carillon”, edito da Salani, segna l’inizio di un percorso che lo porterà a diventare uno dei membri fondatori della Premiata Forneria Marconi (PFM), un gruppo che ha segnato un’epoca nella musica prog italiana negli anni Sessanta e Settanta.
Nel libro, Mussida racconta come la musica sia stata una guida nella sua crescita, un viaggio che si snoda tra le esperienze di un bambino che, affascinato da un oggetto musicale, decide di seguire il richiamo dei suoni. “Questo libro racconta le esperienze di un bimbo che, scoperto un carillon, sceglie le orecchie per orientare la sua vita”, afferma Mussida. Questa frase, che apre a una riflessione più profonda, ci invita a considerare l’impatto della musica sulle nostre emozioni e sul nostro modo di vivere.
La scrittura di Mussida non è solo un racconto della sua vita, ma anche una meditazione sul potere trasformativo della musica. “L’idea è nata d’istinto nel 2012, l’anno in cui iniziai a scrivere degli effetti della musica sulla struttura emotiva della gente”, spiega l’artista. La musica, per lui, non è solo un mezzo di intrattenimento, ma un linguaggio universale capace di unire le persone e di esprimere ciò che le parole spesso non riescono a comunicare. Attraverso il suo libro, Mussida intende condividere la consapevolezza che la musica può agire come un catalizzatore per il cambiamento personale e collettivo.
La riflessione di Mussida si estende anche alla sua esperienza diretta nel mondo della musica. La PFM, con il suo stile innovativo, ha saputo mescolare rock e musica classica, creando un sound unico che ha conquistato il pubblico non solo in Italia, ma anche all’estero. Il gruppo ha avuto un ruolo cruciale nella diffusione del progressive rock e ha influenzato generazioni di musicisti. La carriera di Mussida è costellata di successi, ma ciò che lo distingue è la sua capacità di rimanere fedele alla sua visione artistica e al potere della musica.
Nel 1984, Franco Mussida ha fondato il CPM Music Institute a Milano, un’istituzione dedicata all’insegnamento della musica e alla formazione di nuovi talenti. La sua passione per l’insegnamento è evidente anche attraverso i laboratori musicali che tiene in comunità e in istituti di pena, dove la musica diventa uno strumento di riabilitazione e di espressione per chi vive situazioni di difficoltà. Mussida è convinto che la musica possa cambiare la vita delle persone, un concetto che ribadisce nel suo libro e nelle sue attività didattiche.
Oltre alla sua carriera musicale e all’insegnamento, Mussida ha scritto diversi saggi in cui esplora i poteri del suono. Tra questi, “Il Pianeta della Musica”, ora alla sua quarta edizione, in cui approfondisce le connessioni tra musica, emozioni e comportamento umano. La sua scrittura è pervasa dalla convinzione che la musica possa fungere da ponte tra le persone, unendo culture e storie diverse attraverso un linguaggio che va oltre le parole.
Il racconto di Mussida offre uno spaccato della sua vita e della sua visione artistica, ma è anche un invito a riflettere sul ruolo della musica nella nostra società. In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia e dai rumori di fondo, la ricerca di suoni cristallini e significativi diventa un atto di resistenza e di affermazione dell’umanità. La musica, come suggerisce il titolo del suo libro, è un carillon che continua a suonare, richiamando a sé coloro che sono disposti ad ascoltare e a lasciarsi trasportare dalle emozioni che essa evoca.
In questo contesto, il messaggio di Franco Mussida si fa portavoce di una generazione che ha saputo riconoscere il potere del suono come strumento di cambiamento. La sua vita e il suo lavoro sono una testimonianza di come la musica possa essere non solo una forma d’arte, ma anche un mezzo per esplorare le profondità dell’animo umano e per costruire legami significativi in un mondo che ha sempre bisogno di più connessioni autentiche.
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