Fatichi a muoverti al mattino? E’ il sintomo di una grave patologia degenerativa, devi fare subito questi esami

Sono tante le persone che fanno fatica a svegliarsi o muoversi al mattino: potrebbe avvenire per colpa di una patologia degenerativa.

Svegliarsi presto la mattina presto è una brutta bestia per tante persone, che sia per un viaggio, per soddisfare la propria routine lavorativa o lo studio. Per alcuni, però, non si tratta solo del non voler mollare coperte e cuscino, ma di una seria difficoltà e rigidità nel muoversi.

Esami grave patologia degenerativa
Una patologia degenerativa comune causa rigidità mattutina – arabonormannaunesco.it

Le articolazioni sono dure, dolenti, quasi bloccate e, soprattutto quando riguarda gli arti inferiori, è davvero difficile imporsi di muoverle. Non è pigrizia, ma una patologia degenerativa comune, ma non per questo da sottovalutare. Stiamo parlando dell’osteoartrosi.

I numeri della patologia indicano che sono ben 4 milioni le persone che ne soffrono in Italia, dati che aumentano a dismisura nel mondo, 240 milioni, di cui il 10% degli uomini e il 18% delle donne che hanno superato i 60 anni. Nonostante se ne parli tanto, ancora in tanti convivono con i sintomi avversi: per questo la rigidità mattutina diventa un campanello d’allarme essenziale da non ignorare e che richiede degli esami ben precisi per la diagnosi.

Diagnosi e terapia dell’osteoartrosi: occhio a non farla peggiorare

Mario Vetrano, professore associato di Medicina fisica e riabilitativa dell’Università Sapienza di Roma, come riportato da ‘Diva e Donna’, ha detto senza mezzi termini: “È fondamentale riconoscere presto i campanelli d’allarme per arrivare a una diagnosi tempestiva e avviare un trattamento efficace“.

Diagnosi terapia osteoartrosi
La diagnosi di osteoartrosi può essere effettuata con pochi esami – arabonormannaunesco.it

Fare presto, infatti, limita la progressione del danno articolare, che potrebbe essere essenziale per preservare ginocchia, anca e colonna vertebrale – tra i distretti più colpiti in assoluto – dall’avanzare della patologia. Anche solo poche settimane possono aumentare la qualità di vita e non alterare la routine dei pazienti, uno dei principali obiettivi nella gestione dei malati cronici.

Ma come bisogna procedere? La diagnosi di osteoartrosi è clinica, attraverso il colloquio con chi arriva a visita, l’anamnesi, la raccolta della storia familiare, e anche strumentale. Basterà un’immagine radiografica ben fatta per verificare che si tratti davvero di artrosi: la presenza di osteofiti e la riduzione dello spazio articolare sono alcuni dei punti essenziali. Solo in alcuni casi si richiede anche la risonanza magnetica per immagini (RMI), che può indicare alterazioni precoci della cartilagine. 

Il percorso di cura mira a preservare ulteriori danni alle articolazioni. Si indicano sane abitudini (sport, dieta mediterranea, perdere peso, abolire il fumo) e si parte con i farmaci sintomatici ad azione lenta, per poi passare agli antinfiammatori, alle infiltrazioni di cortisone o acido ialuronico, in base al caso, a cui si affianca la riabilitazione. Nei casi più gravi e avanzati, si passa agli oppioidi per placare almeno il dolore.

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