La storia di Ennio Doris è un racconto che affascina e ispira, rappresentando un esempio di come si possa realizzare un sogno attraverso la determinazione e l’etica. Massimo Ghini, protagonista del biopic “Ennio Doris – C’è anche domani”, diretto da Giacomo Campiotti, descrive Doris come un self-made man moderno, capace di coniugare il successo personale con valori umani fondamentali. Il film, uscito ad aprile e in programmazione su Canale 5 il 24 novembre, trae ispirazione dall’autobiografia di Doris, pubblicata nel 2014.
La vita di Ennio Doris è un faro di speranza per i giovani italiani. Cresciuto in una famiglia di contadini, ha dimostrato che è possibile raggiungere traguardi straordinari partendo da condizioni modeste. La sua carriera è iniziata in un contesto semplice, ma grazie alla sua capacità di innovare e comprendere le esigenze della clientela, ha creato una nuova concezione di banca, rendendo i servizi finanziari più accessibili e comprensibili.
Massimo Ghini evidenzia che il film non intende presentare Doris come un santo, ma come un uomo reale, con sfide e successi. Un episodio emblematico della sua etica professionale è quello del 2008, dopo il crollo della Lehman Brothers. In un momento di crisi economica, Doris prese una decisione audace: rimborsare i clienti che avevano investito in titoli del colosso americano, attingendo dai suoi fondi privati. Questo gesto non solo dimostrò la sua integrità, ma trasmise un messaggio potente: l’importanza di mettere le persone al primo posto, anche a costo di sacrificare il proprio guadagno.
La lezione che Doris offre ai giovani è chiara: non arrendersi mai e guardare sempre al futuro. In un’epoca in cui pessimismo e difficoltà sembrano prevalere, la sua storia rappresenta un invito all’azione. La vita di Doris è un esempio di come affrontare il mondo con passione e determinazione, creando opportunità anche in situazioni avverse.
Oltre al film su Doris, Massimo Ghini è attualmente impegnato in altri progetti cinematografici e teatrali. Sta per debuttare con “E se mio padre”, l’opera prima diretta da sua sorella, Solange Tonnini. Ghini riflette sul difficile panorama della distribuzione cinematografica in Italia, sottolineando come molti film facciano fatica a trovare visibilità. Questo è un problema che affligge il cinema italiano e richiede attenzione e interventi concreti, soprattutto da parte delle istituzioni.
Il nuovo Ministro della Cultura ha un’opportunità unica per cambiare le sorti del settore. Dopo una riduzione dei fondi nel precedente governo, sembra esserci un dialogo in corso per aumentare gli investimenti a sostegno dei talenti emergenti e delle opere significative.
Il futuro di Ghini non si limita però al cinema. A fine febbraio, tornerà a teatro con la trasposizione de “Il vedovo”, un classico del cinema italiano, e riprenderà “Noi Giuda”, un’opera scritta da Angelo Longoni, continuando così il suo impegno nel panorama culturale italiano.
La figura di Ennio Doris, ritratta nel film, è un richiamo alla resilienza e all’importanza di avere una visione etica nel mondo degli affari. La sua storia risuona con i valori che molti sperano di vedere riflessi nella società moderna, dove umanità e business possono coesistere e prosperare. In un’epoca di sfide economiche e sociali, la vita di Doris offre un esempio luminoso di come costruire un futuro migliore, basato su solidi principi etici e rispetto reciproco.
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