Il Donizetti Festival, uno degli eventi culturali più attesi della stagione, è pronto a tornare con una nuova edizione, celebrando dieci anni di successi e scoperte artistiche. La manifestazione, che si svolgerà a Bergamo a partire dal 14 novembre, avrà come tema centrale la commemorazione di un percorso che ha portato alla luce il genio di Gaetano Donizetti, un compositore spesso trascurato dalla storia, ma che ha lasciato un’eredità musicale di straordinaria importanza. Francesco Micheli, il direttore artistico che ha guidato il festival sin dalla sua nascita, si appresta a lasciare il suo incarico, ma non senza prima riflettere su quanto è stato realizzato in questo decennio.
Micheli sottolinea con orgoglio che il festival è riuscito a emergere “dal nulla”, trasformandosi in una manifestazione di rilevanza internazionale che non solo celebra Donizetti, ma funge anche da vetrina per la cultura e l’arte di Bergamo. La città, attraverso il festival, ha riscoperto la propria vocazione artistica e culturale, ponendo l’accento sull’importanza di valorizzare le proprie radici musicali. Donizetti, originario di Bergamo, è un simbolo della ricchezza culturale della città, e il festival si propone di restituirgli il posto che merita nel panorama operistico mondiale.
Un aspetto che Micheli evidenzia con particolare passione è la necessità di rivedere e riscoprire le opere del compositore. “Donizetti è un genio misconosciuto”, afferma, e il suo obiettivo è stato quello di portare alla luce opere dimenticate o poco rappresentate. Tra queste, spicca “L’ange de Nisida”, una scoperta che ha avuto luogo nel novembre 2019, poco prima che la pandemia di Covid-19 colpisse duramente la città. Questa opera, commissionata dal Théâtre de la Renaissance di Parigi e mai portata in scena a causa di problemi economici, è stata ricostruita e presentata per la prima volta assoluta a Bergamo, segnando un momento storico per il festival e per la città.
La nuova edizione del Donizetti Festival prevede tre opere in programma, ognuna con una propria specificità. La prima, “Robert Devereux”, che debutterà il 15 novembre, vedrà la partecipazione di artisti di fama internazionale come Jessica Pratt, sotto la direzione di Riccardo Frizza e con la regia di Stephen Langridge, che ha scelto uno stile ispirato alla serie “The Crown”. Il 17 novembre sarà la volta di “Don Pasquale”, con Javier Camarena e la direzione di Iván López-Reynoso, mentre il 16 novembre andrà in scena “Zoraida di Granata”, il primo grande successo di Donizetti, a 200 anni dalla sua prima rappresentazione. Queste opere, pur essendo già conosciute, saranno presentate in nuove edizioni critiche, dimostrando l’impegno del festival nel rinnovare il repertorio operistico.
Micheli ha anche sottolineato l’importanza di avvicinare le nuove generazioni all’opera. Le anteprime dedicate ai giovani, che vedranno il teatro affollato di adolescenti entusiasti, sono un passo fondamentale in questa direzione. L’intento è quello di rendere l’opera accessibile e coinvolgente, stabilendo un legame diretto con il pubblico più giovane. “Mi permettono di lasciare Bergamo felice”, ha dichiarato Micheli, evidenziando come l’educazione culturale sia un aspetto cruciale per il futuro dell’opera.
Il festival di quest’anno si inserisce in un contesto più ampio, quello di Bergamo e Brescia capitale della cultura. Micheli ha avuto l’opportunità di sperimentare nuove forme artistiche, come l’opera dedicata a Raffaella Carrà, presentata in un’ottica che unisce il classico e il contemporaneo. L’idea di riconciliare la cultura alta e popolare è un tema ricorrente nel suo lavoro, e rappresenta una visione moderna dell’opera come mezzo di comunicazione in grado di attrarre un pubblico vasto e variegato.
Dopo dieci edizioni, Micheli si prepara a trasferirsi a Berlino, dove continuerà a lavorare in ambito operistico. Tuttavia, il suo lascito a Bergamo è un festival che ha saputo celebrare il rinascimento di un grande compositore, portando avanti valori romantici e artistici di grande rilevanza. La ricerca di un nuovo direttore artistico non segnerà la fine di questo percorso, ma piuttosto l’inizio di un nuovo capitolo per il Donizetti Festival, che continuerà a rappresentare un messaggio di cultura e bellezza per il mondo intero.
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