La Fondazione Orestiadi, simbolo della rinascita culturale di Gibellina dopo il devastante terremoto del 1968, si trova ora nel bel mezzo di una crisi interna senza precedenti. Calogero Pumilia, presidente della Fondazione dal 2015, ha annunciato le sue dimissioni in modo drammatico, evidenziando le tensioni e le controversie che hanno caratterizzato la sua gestione e il suo rapporto con la famiglia Corrao, fondatrice della Fondazione stessa.
La storia di Gibellina è segnata da un passato tragico, ma anche da una straordinaria capacità di resilienza. Dopo il sisma che rase al suolo la città, Ludovico Corrao, tre volte sindaco, ha avuto la visione di trasformare il dolore in arte, portando a Gibellina la creatività di artisti di fama internazionale come Alberto Burri e Philip Glass. La Fondazione Orestiadi, creata nel 1992, è diventata il fulcro di questa trasformazione, promuovendo attività culturali e artistiche che hanno dato nuova vita alla comunità. Tuttavia, la recente decisione di Pumilia di dimettersi ha sollevato interrogativi sul futuro della Fondazione e sulla direzione che prenderà.
le motivazioni delle dimissioni
Pumilia ha spiegato le motivazioni dietro la sua scelta, descrivendo una “modesta, cinica congiura paesana” orchestrata dalle figlie di Corrao, Francesca e Antonella, che avrebbero cercato di esercitare un controllo diretto sulla Fondazione. Questo ha portato a una rottura nei rapporti tra il presidente e la famiglia, dopo che, nel 2015, era stato invitato a prendere le redini di un ente indebitato per 1,6 milioni di euro, con stipendi non pagati da un anno. Con una gestione oculata e una serie di scelte strategiche, è riuscito a risollevare le sorti della Fondazione, ma ora si trova a dover fare i conti con le pressioni interne.
Le accuse mosse contro di lui, secondo Pumilia, sono infondate e mirano a screditare il suo operato. “Non potendomi attaccare sul piano gestionale, mi accusano di aver distribuito consulenze, ma nulla di più falso”, ha affermato. La sua decisione di dimettersi è stata quindi dettata dalla necessità di proteggere la propria dignità di fronte a attacchi che considera ingiusti e infondati. “In Sicilia, spesso si è bravi a trasformare un’opportunità in un’occasione di rissa banale e volgare”, ha aggiunto, evidenziando il clima tossico che si è creato attorno alla Fondazione.
le prospettive future
La situazione attuale è aggravata dal fatto che, mentre Gibellina si prepara a diventare nel 2026 la Capitale dell’arte contemporanea, Agrigento è stata recentemente proclamata Capitale italiana della cultura per il 2025. Pumilia ha sottolineato l’assenza di un programma concreto per questa iniziativa, puntando il dito contro Roberto Albergoni, il “regista” di entrambe le iniziative, che secondo lui è ridotto a un ruolo di mero garante di scelte altrui.
Le reazioni alla notizia delle dimissioni di Pumilia non si sono fatte attendere. Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione ha espresso dispiacere per la sua decisione, riconoscendo il lavoro svolto in questi anni, mentre il sindaco di Gibellina, Salvatore Sutera, ha dichiarato di essere “stupito dalla decisione”. La situazione sembra quindi destinata a creare ulteriori tensioni all’interno della comunità e nella gestione della Fondazione, che ha un ruolo cruciale nel panorama culturale siciliano.
la sfida per il futuro della fondazione
La Fondazione Orestiadi ha sempre rappresentato un faro di speranza e creatività, ma ora si trova a un bivio importante. La figura di Calogero Pumilia, che ha saputo rimettere in sesto un ente in difficoltà, lascia un vuoto difficile da colmare. Le sue dimissioni, avvenute in un clima di conflitti interni, evidenziano la fragilità delle istituzioni culturali e la necessità di una gestione che sappia unire piuttosto che dividere.
In questo contesto, è fondamentale riflettere su come le dinamiche locali possano influenzare la cultura e l’arte, e come le scelte di pochi possano avere ripercussioni su un’intera comunità. La sfida per Gibellina e la Fondazione Orestiadi sarà ora quella di trovare una strada che permetta di continuare a coltivare la propria identità culturale, senza cadere in conflitti distruttivi che ne minacciano l’esistenza.