Il progetto “AlpiLinK – Lingue Alpine in contatto” proverà a creare la più grande banca dati digitale riservata ai dialetti e alle varietà linguistiche delle regioni del Nord Italia. Sarà così possibile studiarli, sfruttando una serie di documenti audio molto preziosi
Uno dei tratti distintivi dell’Italia è la regionalità del Belpaese.
Ogni regione ha il proprio dialetto e le proprie varietà linguistiche, le quali variano da una zona all’altra anche all’interno della stessa macroarea.
Basta pensare, per esempio, alla Lombardia, dove il dialetto monzese è diverso da quello milanese, bresciano, cremasco, pavese e così via.
Ogni lingua locale ha la propria importanza e le proprie caratteristiche, le quali meritano di essere salvaguardate e tramandate.
“AlpiLinK – Lingue Alpine in contatto”, così si chiama l’ambizioso progetto sviluppato in collaborazione tra le Università di Verona, Trento, Bolzano, Torino e Valle d’Aosta e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, come progetto di rilevante interesse nazionale.
Nel concreto, AlpiLinK si propone di creare la più grande banca dati digitale dedicata allo studio dei dialetti e delle varietà linguistiche con status di lingua minoritaria nelle regioni del Nord Italia.
Si tratta quindi di un progetto che mira a fornire un contributo sostanziale alla comprensione di queste forme linguistiche, rappresentando anche un’opportunità per sperimentare un innovativo modello di ricerca partecipativa.
AlpiLinK si basa infatti su mappa interattiva aperta, nella quale vengono ospitati migliaia di file audio, registrati direttamente dai cittadini (al momento copre 18 dialetti e lingue minoritarie, ndr).
È grazie proprio al loro aiuto che tale strumento si sta affermando come la più importante risorsa digitale per la documentazione e la ricerca sulla diversità linguistica presente nella zona delle Alpi.
Al centro di questo approccio risiede la metodologia del crowdsourcing, la quale si basa sul coinvolgimento diretto dei cittadini, delle scuole e degli enti locali nel processo di raccolta e condivisione delle informazioni.
Chiunque parli un dialetto può infatti contribuire alla ricerca.
Per farlo, basta visitare il sito di AlpiLinK e completare l’audio-sondaggio dedicato.
Parliamo di un sondaggio che invita gli utenti a utilizzare il proprio dialetto o la propria lingua per descrivere scene specifiche o tradurre frasi e parole indicate.
Un grande contributo lo stanno offrendo in particolar modo le scuole. Finora sono infatti 23 le strutture che hanno partecipato attivamente a questo progetto, con un totale di 559 studenti e 79 insegnanti.
Un contributo prezioso e che sta contribuendo a salvaguardare le lingue minoritarie nelle Alpi italiane.
Nel dettaglio, parliamo di dialetti e lingue quali: il friulano, veneto, trentino, ladino, lombardo, piemontese, francoprovenzale, occitano, walser, cimbro, mòcheno, sappadino, saurano, timavese, tirolese, resiano, tedesco e sloveno della Val Canale, con varietà linguistiche come quelle germaniche, romanze e slave.
Sul sito di AlpiLinK è già possibile ascoltare i primi audio dedicati a queste lingue, una serie di contenuti che andranno poi ad affiancarsi alla mappa geografica interattiva del progetto VinKo, anch’esso disponibile online.
Di quest’ultimo AlpiLinK rappresenta infatti uno sviluppo e una continuazione (visualizzando la mappa è possibile selezionare la località geografica di proprio interesse e ascoltare gli audio collegati, ndr).
Al 31 dicembre 2023, i due progetti citati in precedenza hanno registrato un notevole successo, con la raccolta di 201.000 registrazioni, grazie al contributo di 1.731 partecipanti provenienti dalle regioni di Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia.
Un affascinante mosaico di suoni e voci provenienti da persone di ogni età ed estrazione sociale e che ha permesso di spaziare dai dialetti più diffusi, come quelli veneti, alle lingue minoritarie, tra cui anche il saurano, parlato da 200 dei circa 400 residenti attuali nel Comune di Sauris, in provincia di Udine, o il mòcheno, idioma di origine germanica presente solo nei tre Comuni trentini di Palù del Fersina, Fierozzo e Frassilongo.
Tutti questi documenti audio non solo contribuiscono in modo significativo agli studi e alla ricerca sui dialetti, ma forniscono pure informazioni preziose ai ricercatori per comprendere l’evoluzione delle lingue parlate.
AlpiLinK si configura poi anche come uno strumento di divulgazione nelle scuole e nelle comunità locali.
Il progetto, coordinato da Stefan Rabanus, docente di Linguistica tedesca presso l’Università di Verona, coinvolge ben 26 ricercatori provenienti dai cinque atenei partecipanti, i quali, oltre alla raccolta di dati e alla ricerca, stanno dedicando tempo ed energia alla divulgazione di queste lingue, attraverso la partecipazione a seminari, workshop ed eventi pubblici che affrontano il tema del multilinguismo.
“La possibilità di studiare le lingue a partire dall’ascolto e dalla comparazione degli audio, anziché su trascrizioni, sta aprendo prospettive importanti e ci ha già permesso di fare passi avanti significativi sul fronte della ricerca. Il progetto AlpiLinK consente, inoltre, di valorizzare i dialetti e le varietà linguistiche locali come parte del nostro patrimonio culturale, attraverso la raccolta, la conservazione e la messa a disposizione per tutti di fonti orali preziosissime, le quali altrimenti rischierebbero di andare perse”.
Ha spiegato Rabanus, studioso che da quasi vent’anni si occupa di multilinguismo e della trasformazione delle lingue minoritarie del Nord Italia.
Tutto il materiale raccolto viene elaborato e impiegato a fini educativi e divulgativi, con l’obiettivo di avvicinare il pubblico alla comprensione delle molteplici varietà linguistiche.
Un esempio eloquente è rappresentato dalla singolare e divertente “mappa” ideata dal professor Rabanus per illustrare le diverse modalità di esprimere il concetto di “ragazza” nei dialetti del Veneto e del Trentino-Alto Adige.
Si spazia dal comune e ampiamente diffuso “tosa”, utilizzato prevalentemente nel padovano, nel trevigiano e nel vicentino, al “putela” veronese, oltre che al “fiola” più comune nel veneziano, fino al “ragasa” o “ragaseta” usato in diverse aree e al “mula” tipico di alcune zone del bellunese o al ladino “pizzola”.
Pure l’analisi dei diminutivi, come “tosata”, “toseta”, “tosatela” e “tosatiela” risulta altrettanto interessante e ampiamente utilizzata in tutte le regioni, così come il termine “buteleta”, che è possibile ritrovare nel veronese.
Nelle lingue minoritarie tedesche dell’Alto Adige, l’espressione più diffusa è invece “madl”, con la sua variante “madele”.
A Bolzano e nelle zone più orientali della provincia si riscontra con frequenza anche il termine “gitsche”, mentre in alcune zone linguistiche tedesche del Trentino, dell’Alto Vicentino e del Friuli, emerge il termine “diern”, a derivazione del tedesco medievale.
Questo è solo un esempio che basta a comprendere quanto l’Italia sia ricca di dialetti e lingue locali, le quali meritano di essere valorizzate e tramandate.
Esattamente lo scopo che il progetto AlpiLinK proverà a perseguire.
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