Quali sono le conseguenze dell’obesità sul cervello e perché gli obesi non riescono a dimagrire? Le nuove scoperte sono preoccupanti.
L’obesità si definisce patologica sulla base dell’indice di massa corporea, che si calcola dividendo il peso in kg per il quadrato dell’altezza espressa in metri. Se tale indice supera i 40 Kg/mq si parla di obesità di terzo grado o grave.
Questa condizione va ben oltre le implicazioni estetiche e rappresenta un fattore di rischio significativo per la salute del cervello.
Studi recenti evidenziano come questa condizione possa determinare alterazioni cognitive, difficoltà di apprendimento e memoria, e aumentare il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.
L’insulina, ad esempio, svolge un ruolo chiave nella memoria e diventare insulino-resistenti, condizione, spesso associata all’obesità, può compromettere il corretto funzionamento della memoria. L’obesità può influire sulla produzione di dopamina, ormone fondamentale per il controllo del movimento e il funzionamento del cervello, aumentando in questo modo il rischio di sviluppare il Parkinson. Il declino cognitivo invece può essere causato dalla continua infiammazione delle cellule del corpo delle persone obese, infiammazione che può interessare anche il cervello e portare al progressivo danneggiamento delle cellule che lo costituiscono.
Queste concrete e misurabili alterazioni del cervello costituiscono il motivo fondamentale per cui l’obesità cronica deve essere considerata a tutti gli effetti una malattia e non un semplice problema estetico.
Tali modificazioni dell’attività cerebrale sono inoltre responsabili della difficoltà che le persone obese trovano nel tentativo di correggere le proprie abitudini alimentari e perdere peso: lo ha dimostrato un recente studio condotto da ricercatori dell’università di Harward e pubblicato sulla rivista scientifica Nature Metabolism.
Secondo tale studio l’obesità è in grado di modificare la capacità del cervello di riconoscere il senso di sazietà. Questo significa che, anche quando il suo stomaco è pieno e quindi dovrebbe sentirsi sazio, un individuo obeso avvertirà il bisogno di mangiare ancora, rivolgendo la propria attenzione soprattutto verso cibi molto calorici ricchi di grassi e zucchero, in grado di sviluppare nel cervello grandi quantità di dopamina e di serotonina.
Questi due ormoni generano un senso di pace, benessere e soddisfazione da cui l’individuo obeso diventa dipendente, esattamente come si sviluppa dipendenza dalle sostanze stupefacenti o dall’alcool.
Purtroppo questa dipendenza permane anche dopo un ingente dimagrimento, quindi il rischio che una persona che è stata obesa torni vittima della sua dipendenza e torni a ingrassare nuovamente è molto concreto.
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