Antonio Lo Manto è un nome che ha riempito le cronache giudiziarie italiane degli ultimi anni, non solo per il suo passato legato alla mafia, ma anche per il suo coinvolgimento in una vasta rete di frodi fiscali che ha attirato l’attenzione della Procura europea. Originario del rione Brancaccio di Palermo, Lo Manto si è ritrovato al centro di un’inchiesta che ha portato all’arresto di 47 persone, tutte accusate di aver fatto parte di una sofisticata organizzazione dedita alla creazione di fatture false. Ma per comprendere appieno la figura di Lo Manto, è necessario esaminare il suo passato e le sue connessioni con il crimine organizzato.
L’amicizia con Lorenzo Tinnirello
La sua fama inizialmente derivava dalla sua amicizia con Lorenzo Tinnirello, noto killer condannato all’ergastolo per una serie di omicidi e per il suo coinvolgimento nelle stragi di mafia del 1992. Questo legame ha fatto di Lo Manto un personaggio di spicco nel panorama mafioso, dove le relazioni e le alleanze sono fondamentali per la sopravvivenza e il successo. I camorristi del clan Nuvoletta si fidavano di lui, riconoscendone l’importanza nel gestire le frodi fiscali che hanno caratterizzato la criminalità organizzata in Italia.
Il ruolo di “paciere”
Lo Manto è stato descritto dai magistrati come un “paciere”, un intermediario capace di mantenere l’ordine all’interno di un sistema complesso e spesso conflittuale. La sua abilità di mediazione gli ha permesso di mantenere rapporti sia con i gruppi mafiosi siciliani che con quelli campani, in particolare il clan Nuvoletta di Marano di Napoli. In questo contesto, ha operato insieme a Simone Liparulo, anch’egli legato ai Nuvoletta tramite legami familiari e amicali. Le due società utilizzate da Lo Manto e Liparulo per alimentare il sistema delle false fatture, Mainstore e La Telefonica, erano apparentemente dedicate alla commercializzazione di prodotti tecnologici, ma dietro a queste attività si celava un’operazione ben più ampia e illecita.
Legami con figure mafiose
Le amicizie di Lo Manto non si fermano qui. Ha mantenuto rapporti con figure di rilievo nel panorama mafioso siciliano, come Francesco Guttadauro e Girolamo Bellomo. Questi legami erano così forti che nel 2011 Lo Manto e Guttadauro stavano progettando di avviare un’attività a Bucarest, in Romania, un chiaro segnale della sua aspirazione a espandere le proprie operazioni oltre i confini italiani. Nonostante il suo passato e le sue amicizie con i boss mafiosi, Lo Manto ha cercato di distaccarsi da alcune attività illecite, come il traffico di droga, affermando di aver guadagnato somme considerevoli in questo settore in passato.
L’intervista del 2021
In un’intervista risalente al 2021, Lo Manto parlava della sua esperienza nel traffico di stupefacenti, rivelando di aver collaborato con figure di spicco del crimine organizzato. La sua affermazione che avrebbe potuto continuare su quella strada, guadagnando molto di più, ma avendo scelto un altro percorso, è emblematica della mentalità di molti uomini di mafia, che oscillano tra il desiderio di potere e il tentativo di legittimarsi in ambiti diversi da quelli della criminalità.
L’influenza nel crimine organizzato
Eppure, nonostante i suoi sforzi per reinventarsi come imprenditore e mediatore, Lo Manto ha continuato a essere un personaggio di spicco nel mondo del crimine organizzato. La sua abilità di fare affari e di mantenere relazioni strategiche gli ha permesso di guadagnare rispetto e stima tra i membri della malavita. La sua posizione di potere è confermata anche dalla richiesta del giovane Leandro Greco, nipote di Michele Greco, per essere introdotto ai Nuvoletta, segno che la sua influenza si estendeva anche alle nuove generazioni della mafia.
L’inchiesta e le sue conseguenze
L’inchiesta che ha portato al suo arresto e a quello di altri 46 complici evidenzia non solo la capacità di Lo Manto di navigare tra le complesse dinamiche della mafia e della camorra, ma anche come il crimine organizzato si rinnovi continuamente, cercando nuovi metodi per operare nel mercato e sfuggire alla giustizia. Le sue azioni, insieme a quelle dei suoi associati, rimangono un esempio di come la criminalità possa adattarsi e prosperare, anche in un contesto di crescente attenzione da parte delle autorità.