Colpita da un grave disturbo neurologico, Celine Dion ha detto addio alla sua carriera nella musica, ma ora arriva l’annuncio peggiore.
Voce indimenticabile della musica internazionale, Celine Dion ha conquistato incredibili successi nel corso della sua carriera, emozionando i fan di ogni età. My heart Will go on, The Power of Love, I’m Alive sono solo alcuni delle grandi hit che caratterizzano il mondo musicale della cantante canadese.
Recentemente, però, la stessa cantante ha annunciato di soffrire di un disturbo neurologico molto raro, per il quale ha dovuto dire addio alla sua carriera nel mondo della musica. La “sindrome della persona rigida” colpisce non solo la voce, ma l’intera mobilità della persona, causando improvvisi e incontrollabili spasmi muscolari.
I sintomi più gravi includono forti dolori, iperrigidità, ansia cronica, spasmi ai muscoli e difficoltà nel parlare. Gli spasmi, inoltre, come mostrato dalla stessa cantante nel suo documentario I Am: Celin Dion, sono così violenti da dislocare le articolazioni, causando perfino fratture improvvise in più parti del corpo.
Celine Dion: l’annuncio più doloroso dopo la serie televisiva
In seguito all’uscita del documentario sulla sua vita, Celine Dion ha commosso e colpito i fan di tutto il mondo. Le immagini reali della sua sofferenza, hanno mobilitato i fan dell’artista, i quali continuano ad inviare il loro costante supporto all’amatissima interprete. Recentemente, sul settimanale NuovoTv, una lettrice della rubrica di Alessandro Cecchi Paone ha raccontato la sua profonda commozione ed empatia nel vedere le atroci sofferenze di Celine Dion.
In una società in cui l’aspetto esteriore conta di più di quello interiore, la lettrice sottolinea il forte messaggio di libertà inviato dalla cantante, la quale ha deciso di mostrare i suoi momenti peggiori per far sentire meno solo chi vive ogni giorno nel dolore fisico. Il messaggio della donna è stato largamente condiviso da Cecchi Paone, il quale ha sottolineato l’importanza di una società che affronti il dolore cronico come qualcosa di reale, da non nascondere e da poter combattere.
Il giornalista cita, inoltre, l’amicizia con il dottore Umberto Veronesi e la sua lotta per rendere facilmente disponibile la morfina ai malati terminali, spesso costretti a spegnersi negli ospedali tra atroci sofferenze. Sull’argomento, la Legge 38 del 2010 può essere invocata dai pazienti terminali per ricevere cure palliative e per poter avere libero accesso alla terapia del dolore.
