La quindicesima edizione delle Giornate Biennali Internazionali del Progetto Amazzone si è aperta a Palermo con un tema di grande rilevanza: “Prometeo e Cancro. All’origine del conflitto e della cura”. Questo evento, che riunisce esperti, ricercatori e appassionati del mondo della medicina e della ricerca oncologica, ha visto la partecipazione di illustri relatori e l’assegnazione del prestigioso “Premio Luigi Castagnetta”. Questo premio, intitolato al noto oncologo italiano, riconosce l’eccellenza nel campo della ricerca oncologica e premia coloro che, con il loro lavoro, hanno fatto la differenza nella vita dei pazienti.
Quest’anno, il Premio Castagnetta è stato conferito alla biologa molecolare e genetista clinica Laura van’t Veer, una figura di spicco nel panorama della ricerca oncologica internazionale. La sua carriera è costellata di successi e scoperte che hanno rivoluzionato il modo in cui si affronta la cura del tumore al seno. La van’t Veer è nota principalmente per l’invenzione del MammaPrint, un test diagnostico che analizza l’espressione genica di 70 geni associati al tumore mammario. Questo strumento ha cambiato radicalmente il modo in cui i medici valutano il rischio di recidiva nei pazienti e ha permesso di personalizzare i trattamenti, dando così una voce alle pazienti nella decisione di affrontare o meno la chemioterapia.
Durante la sua lectio magistralis, la scienziata olandese ha sottolineato l’importanza di una medicina sempre più personalizzata, affermando che la rivoluzione biologica rappresenta una nuova frontiera nella cura del cancro. La medicina di precisione, che si basa sulle caratteristiche genetiche di ciascun paziente, sta aprendo la strada a trattamenti più efficaci e meno invasivi, che possono migliorare significativamente la qualità della vita delle donne affette da tumore mammario.
La van’t Veer ha illustrato come i suoi studi abbiano portato a identificare non solo le pazienti che possono trarre beneficio dall’immunoterapia, ma anche quelle che non rispondono a questo tipo di trattamento. Questa capacità di differenziare i pazienti in base alla loro risposta ai farmaci è fondamentale, poiché consente di evitare trattamenti inutili e potenzialmente dannosi, ottimizzando le risorse sanitarie e migliorando i risultati clinici. “Il nostro obiettivo è convalidare la classificazione a rischio ultra-basso, affinché le pazienti possano prendere decisioni informate sulla terapia endocrina”, ha dichiarato la van’t Veer, evidenziando i progressi compiuti negli ultimi anni.
L’evento di Palermo ha anche incluso spettacoli teatrali e momenti di riflessione, come il dramma “Prometeo Liberato/Scena di una pietà laica”, che ha messo in scena la complessità dei temi legati alla malattia e alla cura. Questo spettacolo, diretto da Vanille Fiaux e con la drammaturgia di Lina Prosa, ha offerto un’opportunità per esplorare non solo gli aspetti scientifici, ma anche quelli umani e sociali della lotta contro il cancro. La presenza di Livio Blasi, primario di Oncologia Medica dell’Ospedale Civico di Palermo, ha ulteriormente arricchito il dibattito, portando la voce di chi ogni giorno si confronta con i pazienti e le loro famiglie.
Il Progetto Amazzone, nelle sue varie edizioni, ha sempre cercato di unire il mondo della ricerca scientifica con la sensibilizzazione del pubblico sui temi legati alla salute femminile. La scelta di Palermo come sede dell’evento non è casuale; la città rappresenta un luogo simbolico di incontro e scambio culturale, in cui la scienza e l’arte possono dialogare per promuovere la salute e il benessere. La cerimonia di premiazione, tenutasi allo Steri, ha rappresentato un momento di celebrazione non solo per la van’t Veer, ma per tutti coloro che, come lei, si impegnano quotidianamente nella lotta contro il cancro.
Le Giornate Biennali Internazionali del Progetto Amazzone si confermano quindi un’importante piattaforma per la discussione, la condivisione di conoscenze e il riconoscimento dei risultati ottenuti nel campo della ricerca oncologica. Con l’assegnazione del Premio Castagnetta, si ribadisce l’importanza di investire nella ricerca e nella formazione di nuove generazioni di scienziati, affinché possano continuare a contribuire al progresso della medicina e a migliorare la vita di milioni di pazienti in tutto il mondo.
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