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Asta dei terreni: il pericolo di una nuova faida mafiosa

L’asta giudiziaria per l’aggiudicazione dei terreni in Sicilia ha messo in luce le complesse dinamiche di potere che caratterizzano il tessuto socio-economico della regione. La recente inchiesta che ha portato all’arresto di 17 persone a Mazara del Vallo ha svelato un intrigo che non solo coinvolge affari immobiliari, ma anche infiltrazioni mafiose che rischiano di sfociare in violenze e ritorsioni.

La storia dei terreni in asta

Nel 2015, il Tribunale di Palermo dichiarò fallita la società “Orto Verde”, proprietaria di alcuni terreni situati tra Mazara del Vallo e Petrosino. La vendita all’asta di questi lotti, inizialmente fissata a 759 mila euro, si rivelò problematica. Tre udienze andarono deserte, segno evidente di un clima di incertezza e di paura che aleggiava intorno all’operazione. Alla fine, a vincere l’asta fu una cooperativa legata a Gaspare Tumbarello, che superò Giovanni Billello, affittuario dei terreni e anch’esso coinvolto nell’inchiesta. La cifra di aggiudicazione, 320 mila euro, si rivelò notevolmente superiore alle aspettative, suggerendo che le pressioni esterne avessero influenzato l’esito della vendita.

Le fazioni in conflitto

Le due fazioni che si erano contrapposte durante l’asta, quella di Tumbarello e quella di Billello, non erano solo avversari economici; rappresentavano anche due gruppi con forti legami mafiosi. Billello, per cercare di prevalere, si sarebbe rivolto a Domenico Centonze, un noto esponente mafioso della zona, la cui famiglia ha una lunga storia di attività criminali. Centonze, insieme al padre Pietro, è stato arrestato con l’accusa di gestire il potere mafioso a Mazara del Vallo, un potere che si manifestava non solo nel controllo del territorio, ma anche nella gestione delle dinamiche economiche locali.

Dall’altro lato, Tumbarello cercava protezione da Emilio Alario, nipote di un vecchio capomafia, Vito Gondola, deceduto ma il cui lascito di influenza continuava a pesare sulle dinamiche locali. Alario si vantava di avere il supporto di “palermitani”, un riferimento a famiglie mafiose di Palermo che potrebbero aver avuto un ruolo nell’intimidire e influenzare le decisioni economiche a Mazara del Vallo. Questo scenario complesso mette in evidenza come, anche nella morte, i capi mafiosi possano continuare a esercitare una certa forma di controllo.

Conseguenze delle tensioni mafiose

La tensione tra le due fazioni culminò in un episodio di violenza. Tumbarello, non disposto a cedere le proprie terre a Billello, venne aggredito da Centonze. Le intercettazioni delle forze dell’ordine hanno documentato i rumori dei colpi inflitti a Tumbarello, un chiaro messaggio di come la mafia operi non solo attraverso il dialogo, ma anche tramite la violenza brutale. Le ritorsioni fisiche, in questo contesto, sono un metodo consolidato per mantenere il controllo e far rispettare le decisioni mafiose.

Ma la questione non si ferma qui. Billello non solo ottenne il risarcimento economico per il mancato affare, ma il suo coinvolgimento nelle dinamiche mafiose suggerisce che anche le istituzioni legali possono essere influenzate da questi gruppi. Il rischio di una guerra di mafia in seguito a queste dispute economiche è concreto, poiché entrambe le fazioni non sono disposte a cedere terreno senza combattere.

L’asta giudiziaria, che avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità di ricostruzione economica e di legalità, si è trasformata in un campo di battaglia per il potere mafioso, esemplificando le sfide che le autorità italiane devono affrontare nella lotta contro la criminalità organizzata. La mafia non solo mina la sicurezza economica, ma crea anche un clima di paura e incertezza, ostacolando lo sviluppo e la prosperità delle comunità locali.

Questo episodio evidenzia come l’azione della giustizia possa essere ostacolata non solo dai criminali stessi, ma anche dalla cultura del silenzio e della paura che permea molte comunità siciliane. Per affrontare e sconfiggere la mafia, è essenziale che le istituzioni lavorino insieme alla popolazione, promuovendo una cultura della legalità e della trasparenza che possa finalmente mettere fine a questo ciclo di violenza e intimidazione. In questo contesto, il ruolo della società civile diventa cruciale, poiché solo unendo le forze sarà possibile sperare in un futuro libero dalle ingerenze mafiose.

Antonella Romano

Sono una redattrice innamorata della Sicilia, e in particolare della mia Palermo. Fin da piccola, ho respirato l'aria vibrante di questa terra ricca di storia, cultura e tradizioni. Ogni vicolo di Palermo racconta storie antiche, e io non mi stanco mai di scoprirle e condividerle. Mi sono laureata in Lettere Moderne presso l'Università di Palermo, dove ho approfondito il mio amore per la scrittura e la narrazione. Dopo gli studi, ho avuto l'opportunità di collaborare con diverse testate giornalistiche e riviste locali, scrivendo articoli che esplorano le meraviglie artistiche, culinarie e naturalistiche della nostra isola. La mia vera passione, tuttavia, è raccontare la vita quotidiana della Sicilia e i suoi abitanti straordinari. Cerco di portare i lettori in un viaggio virtuale tra mercati colorati, spiagge dorate e festival affollati, sperando di trasmettere l'unicità e la bellezza di questa terra. Quando non sono dietro alla tastiera, mi piace camminare lungo la costa, visitare i mercati locali e assaporare piatti tradizionali cucinati con amore. Ogni giorno in Sicilia offre l'opportunità di scoprire qualcosa di nuovo e inaspettato, e non vedo l'ora di condividere queste esperienze con voi. Seguitemi nel mio viaggio attraverso la Sicilia, esplorando insieme cultura, sapori e tradizioni che rendono questa terra davvero speciale. Grazie per essere qui e per la vostra curiosità. Spero che attraverso le mie parole possiate innamorarvi della Sicilia tanto quanto lo sono io!

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