A Paternò, un comune della provincia di Catania, si è svolto un importante presidio organizzato dalla Cgil, che ha messo in luce una situazione paradossale e simbolica per l’intera area etnea: l’asilo nido completato ma mai inaugurato. Questo evento è parte della campagna regionale del sindacato, incentrata sul tema “La controffensiva delle donne siciliane contro l’autonomia differenziata”, coinvolgendo contemporaneamente nove diverse città della Sicilia. La mancanza di allacciamento ai servizi essenziali ha impedito l’apertura di questa struttura, lasciando un vuoto significativo in un contesto in cui, secondo i dati, solo il 12% dei bambini nel Catanese ha accesso a un asilo pubblico.
Il presidio si è tenuto in Corso Marco Polo, proprio di fronte al cantiere dell’asilo nido, e ha visto la partecipazione di figure di spicco all’interno della Cgil, come il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, il segretario generale della Cgil di Catania, Carmelo De Caudo, e la segretaria confederale Rosaria Leonardi. La scelta di questo luogo non è casuale: l’asilo rappresenta un esempio lampante delle carenze infrastrutturali nel settore dei servizi per la prima infanzia in Sicilia.
Alfio Mannino ha sottolineato l’importanza di un’infrastrutturazione sociale adeguata, affermando che investire nei servizi per la prima infanzia è fondamentale non solo per il benessere dei bambini, ma anche per il progresso sociale e l’inclusione. “La cura delle giovani generazioni deve partire dai primi anni di vita”, ha detto, evidenziando come servizi di questo tipo possano influenzare positivamente anche l’occupazione femminile.
La Cgil ha evidenziato come la mancanza di asili nido e servizi simili non solo limita le opportunità per i bambini, ma crea anche difficoltà per le donne nel conciliare lavoro e famiglia. Le opportunità di occupazione nel settore sociale, sia per i servizi all’infanzia che per quelli per gli anziani, sono cruciali per combattere l’emarginazione e promuovere nuove competenze. “Un vero stato sociale deve garantire queste risposte”, ha aggiunto Mannino.
La situazione economica e lavorativa delle donne a Catania è allarmante:
La segretaria Leonardi ha messo in guardia sul rischio che la prevista soglia del 15% di posti nei nidi, unita al calo delle nascite, possa aggravare ulteriormente le difficoltà per le donne, in particolare quelle disoccupate, rendendo ancora più complicato l’accesso al mercato del lavoro.
“È scandaloso che le risorse disponibili non vengano utilizzate in modo tempestivo”, ha affermato De Caudo, criticando la Regione per la gestione delle risorse destinate ai servizi per la prima infanzia. Ha anche espresso preoccupazione per la strategia del governo nazionale, che ha optato per soluzioni come bonus una tantum alle famiglie, piuttosto che investire in infrastrutture e servizi che potrebbero offrire un sostegno duraturo.
L’asilo nido di Paternò, quindi, non è solo una struttura incompleta, ma diventa un simbolo delle mancanze sistemiche nell’assistenza alla prima infanzia in Sicilia. La Cgil chiede un cambio di rotta da parte delle istituzioni locali e nazionali, affermando che è essenziale rispettare i tempi promessi per l’apertura di servizi vitali come questo. La credibilità delle istituzioni è in gioco, e il futuro dei bambini e delle famiglie siciliane dipende dalla capacità di affrontare queste sfide in modo efficace e tempestivo.
In un contesto così complesso, è fondamentale che il dibattito sull’autonomia differenziata non si limiti a questioni economiche, ma si allarghi a includere la qualità della vita e dei servizi per tutti i cittadini, con un occhio particolare alle categorie più vulnerabili come le donne e i bambini. La Cgil, attraverso questo presidio, ha voluto lanciare un messaggio chiaro: è tempo di agire e di garantire diritti e opportunità a tutte le famiglie siciliane.
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