Il recente verdetto del tribunale di Catania ha riacceso i riflettori su un tema di cruciale importanza: l’esposizione all’amianto nel settore petrolchimico, in particolare nel sito di Siracusa. La decisione del giudice del lavoro di condannare l’INAIL a riconoscere la malattia professionale di Orazio Lombardo, un ex operaio 81enne affetto da fibrosi polmonare, evidenzia le gravi conseguenze dell’esposizione a questo minerale tossico, noto per le sue proprietà cancerogene.
Orazio Lombardo, originario della provincia di Enna, ha lavorato per oltre 17 anni in diverse aziende del Gruppo Eni, tra cui Enichem e Syndial, impiegato in un ambiente caratterizzato da un alto rischio di esposizione all’amianto. Il petrolchimico di Siracusa è stato riconosciuto come Sito di Interesse Nazionale (SIN) per il suo elevato inquinamento, e le indagini hanno dimostrato che l’amianto è stato utilizzato in varie forme, sia friabili che compatte, per la costruzione di impianti e strutture.
L’uso dell’amianto nel settore petrolchimico
Secondo i censimenti effettuati dal 1997, l’amianto è stato ampiamente utilizzato in:
- Tubazioni
- Serbatoi
- Rivestimenti
- Coperture
Questo ha creato un ambiente di lavoro altamente pericoloso per gli operai. I dati raccolti indicano che Lombardo ha avuto un’esposizione diretta e indiretta a fibre tossiche, poiché, oltre a lavorare in prossimità di materiali contenenti amianto, utilizzava anche guanti in amianto, aumentando il rischio di contaminazione personale.
Dopo anni di difficoltà respiratorie e visite mediche che hanno portato alla diagnosi di una patologia asbesto-correlata, Lombardo ha richiesto il riconoscimento della malattia professionale all’INAIL e un adeguamento della pensione all’INPS. Tuttavia, entrambe le richieste sono state inizialmente respinte, costringendo l’ex operaio a rivolgersi alla magistratura del lavoro, assistito dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
La sentenza del tribunale e le sue implicazioni
La sentenza del tribunale di Catania ha rappresentato una vittoria significativa per Lombardo e per tutti i lavoratori esposti all’amianto nel petrolchimico. La magistratura ha ordinato che l’INAIL risarcisse Lombardo per danno biologico con una somma di circa 15mila euro e che l’INPS adeguasse la pensione con una maggiorazione mensile di 300-400 euro, con il pagamento degli arretrati. Questa decisione sottolinea non solo il diritto di Lombardo a una giusta indennità, ma evidenzia anche l’importanza di riconoscere e affrontare le malattie professionali legate all’amianto.
Il caso di Orazio Lombardo non è isolato. Secondo Bonanni, centinaia di lavoratori del settore petrolchimico hanno già sviluppato malattie correlate all’amianto, con molti deceduti a causa di patologie come asbestosi, tumore polmonare e mesotelioma. I dati del VII rapporto dell’INAIL sulla sorveglianza dei lavoratori esposti all’amianto indicano ben 229 casi di mesotelioma tra gli operai dei petrolchimici. La lunga latenza delle patologie asbesto-correlate fa temere che questi numeri possano aumentare nei prossimi anni, con un impatto devastante sulla salute pubblica.
L’importanza della vigilanza e della bonifica
Lombardo ha atteso nove anni per ottenere giustizia, un tempo inaccettabile per chi ha servito il paese in condizioni di lavoro pericolose. La sentenza, quindi, non solo conferma il rischio epidemiologico per i lavoratori del settore petrolchimico, ma rappresenta anche un appello urgente alle istituzioni per adottare misure di protezione più rigorose e per garantire che i diritti dei lavoratori siano sempre tutelati.
L’amianto, purtroppo, continua a essere un problema attuale, con molte strutture e impianti ancora contenenti questo materiale tossico. La situazione richiede una vigilanza continua e una strategia di bonifica efficace per prevenire ulteriori esposizioni e garantire la sicurezza dei lavoratori e delle comunità circostanti. L’Osservatorio Nazionale Amianto e altri enti stanno lavorando per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni su questo tema cruciale, affinché simili tragedie non si ripetano in futuro.
La lotta contro l’amianto è solo all’inizio, ma la sentenza del tribunale di Catania segna un passo significativo verso il riconoscimento dei diritti dei lavoratori e la necessità di proteggere la salute di coloro che hanno servito in settori ad alto rischio.