Alzheimer, scoperto il nuovo sintomo: i medici lanciano l’allarme

Un nuovo studio ha rivelato un possibile sintomo precoce dell’Alzheimer: ecco l’indicatore che può cambiare le regole del gioco.  

La scoperta di un nuovo sintomo precoce dell’Alzheimer potrebbe cambiare il modo in cui percepiamo e affrontiamo questa devastante malattia. Una recente ricerca ha messo in luce una correlazione preoccupante tra un fattore apparentemente secondario e l’aumento del rischio di sviluppare demenza. Questo indicatore, spesso trascurato, potrebbe diventare un elemento cruciale per la diagnosi precoce e la prevenzione della malattia.

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Milioni di persone ogni anno si ammalano di Alzheimer. (Arabonormannaunesco.it)

L’Alzheimer rappresenta una delle sfide più significative per la medicina moderna, con milioni di persone colpite in tutto il mondo. La possibilità di cogliere delle “avvisaglie” della malattia con anni di anticipo rispetto alla comparsa dei sintomi veri e propri offre una speranza per interventi più tempestivi ed efficaci. Il nuovo studio potrebbe rappresentare un passo fondamentale verso la comprensione dei meccanismi che portano al declino cognitivo e alla ricerca di soluzioni per combattere la malattia. Ecco cosa hanno scoperto i ricercatori.

L’importanza del BMI nel rischio di Alzheimer

Lo studio in questione ha rivelato un possibile sintomo precoce dell’Alzheimer, legato alla perdita di peso rapida nelle persone sopra i 50 anni. Questo fattore è stato definito “determinante” per il declino cognitivo dai ricercatori, che hanno pubblicato i loro risultati su Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association. L’indice di massa corporea (BMI) è stato a lungo considerato un indicatore di rischio per varie malattie, tra cui l’Alzheimer. Un BMI elevato, associato a obesità e disturbi metabolici come il diabete, può aumentare il rischio di deterioramento cognitivo. Questa connessione ha portato alcuni a riferirsi all’Alzheimer come “diabete di tipo 3”, suggerendo una complessità maggiore di quanto si pensasse in precedenza.

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Secondo il nuovo studio, una perdita di peso inattesa dopo la mezza età dovrebbe essere considerata un segnale di allarme. (Arabonormannaunesco.it)

I ricercatori della Boston University Chobanian and Avedisian School of Medicine, insieme a colleghi dell’Accademia cinese delle scienze mediche e della Peking Union School of Medicine, hanno esaminato come i cambiamenti del BMI nel corso della vita possano influenzare il rischio di demenza. La Dott.ssa Rhoda Au, prima autrice dello studio e docente di Anatomia e Neurobiologia, ha sottolineato che si tratta di un lavoro innovativo perché considera i modelli di aumento, stabilità e perdita di peso, piuttosto che il BMI totale misurato in un singolo momento. Il gruppo di partecipanti è stato monitorato per 39 anni, con misurazioni del peso ogni 2-4 anni. I ricercatori hanno confrontato i modelli di stabilità, aumento e perdita di peso, verificando poi l’incidenza della demenza nel lungo termine.

I risultati hanno mostrato che una tendenza generale alla diminuzione del BMI è associata a un aumento del rischio di demenza. Tuttavia, un sottogruppo di partecipanti ha mostrato un modello di aumento del BMI seguito da una diminuzione, entrambi entro la mezza età. Questo pattern risulta particolarmente significativo per l’associazione tra diminuzione del BMI e demenza. Secondo i ricercatori, una perdita di peso inattesa dopo la mezza età dovrebbe essere considerata un segnale di allarme e rende necessario un consulto medico per eseguire studi preventivi. Monitorare i cambiamenti del BMI, in conclusione, potrebbe essere cruciale per la diagnosi precoce e la prevenzione dell’Alzheimer.

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