Questo gioiello archeologico dall’origine dibattuta è un esempio molto ben conservato di terme arabe, le più antiche d’Europa
Nascoste ai piedi del Monte Chiarastella, tra i maestosi Monti Sicani, celate tra i ruderi di un antico castello normannole, le Terme di Cefalà Diana si ergono come un monumento unico nella storia dell’architettura siciliana. L’abitato di Cefalà Diana, immerso nelle sinuose forme dei Monti Sicani, si colloca strategicamente tra le principali vie che collegano Palermo ad Agrigento. Il paesaggio circostante offre uno spettacolo naturale selvaggio e suggestivo, un’esperienza sensoriale da assaporare appieno.
Il castello di Cefalà Diana, con i suoi ruderi che si stagliano su un colle fiorito, cattura l’attenzione dei viaggiatori. Costruito direttamente sulla roccia, dominava la valle del fiume Milicia e la Magna Via Panormi in epoca normanna. Oggi, dei suoi antichi fasti, rimangono visibili uno dei due ingressi e la torre maestra, un’imponente struttura su tre livelli con una terrazza che si erge fieramente con merli ghibellini. Situate su uno sperone di roccia da cui sgorga un’antica sorgente di acqua calda (35,8°-38°), queste terme rientrano nella tipologia architettonica della ḥamma di ambito islamico. Questa struttura, un bagno termale che sfrutta il calore naturale dell’acqua, è caratterizzata dalla presenza di piscine per l’immersione, rappresentando un capolavoro di ingegneria e design dei tempi antichi. Questo complesso rappresenta probabilmente il più antico esempio in Europa di costruzione dedicata al beneficio terapeutico delle acque.
L’edificio si presenta come un parallelepipedo compatto. Conserva un’epigrafe in arabo lungo i lati Ovest, Nord ed Est, con un incipit che recita “In nome di Dio clemente e misericordioso”. Questa iscrizione, realizzata in caratteri cufici su blocchi di arenaria, è incorniciata da decorazioni con girali di palmette. Questi elementi, scolpiti in blocchetti di calcarenite e dipinti in bianco su fondo rosso, conferiscono un fascino unico alla struttura. I paramenti esterni, realizzati con pietrame informe di notevole spessore e legati con malta, mostrano una costruzione non uniforme, caratterizzata da listature e cantonali decorati con motivi vegetali. L’ingresso principale, situato sul prospetto Nord, accoglie i visitatori in un viaggio attraverso la storia. Al centro dei muri longitudinali si trovano due ingressi speculari, mentre un altro è posizionato all’angolo sud-occidentale. Nel corso del tempo, alcuni di essi sono stati trasformati in finestre, evidenziando l’evoluzione dell’edificio nel corso dei secoli.
Lo spazio interno è diviso da un muro a tre archi sostenuto da colonnine marmoree. La zona meridionale ospita una piccola vasca voltata che racchiude la sorgente dell’acqua calda, mentre la zona settentrionale comprende tre vasche rivestite di grossi mattoni. Nicchie nelle spesse pareti interne suggeriscono utilizzi vari, forse per riporre i vestiti dei bagnanti o come stufe per la sudorazione.
Gli scavi archeologici condotti tra il 1992 e il 2006 hanno suggerito che la costruzione dell’edificio termale avvenne sotto il regno di Guglielmo II (1166-1189), contribuendo alla sua attribuzione storica.
L’utilizzo della sorgente risale alla prima metà del X secolo, forse anche con uno scopo di irrigazione agricola, ma non ci sono prove di un insediamento stabile in loco. La fase più significativa avviene nel periodo normanno, con un intervento di Ruggero II (1140-1141). L’ingresso al centro del lato Nord subisce una riconfigurazione importante, sottolineando una nuova concezione dello spazio interno. Il sovrano normanno trasforma l’edificio islamico, aggiungendo un muro su tre archi e schermatura della sorgente, indicando una direzionalità longitudinale più evidente. Nel corso del XIII secolo, le terme subiscono un lento abbandono, ma nel XIV secolo si assiste a una rinascita con l’impianto di un fondaco e di un mulino a ruota orizzontale. Nel XVIII secolo, Niccolò Diana, Barone di Cefalà, apporta modifiche significative, creando la vasca attuale a sud del muro e dividendo la piscina settentrionale in tre vasche. Nel XIX secolo, ulteriori ristrutturazioni includono la riduzione e l’alzamento delle vasche e la costruzione di un canale per convogliare l’acqua verso il mulino.
Oggi, le Terme di Cefalà Diana sono un viaggio nel tempo, una testimonianza della storia e delle trasformazioni che hanno plasmato questo straordinario edificio. Attraverso le epoche, ha conservato la sua unicità architettonica, offrendo ai visitatori l’opportunità di immergersi nelle acque termali e nelle storie che queste antiche mura custodiscono. Le Terme di Cefalà Diana si trovano all’interno della riserva naturale Bagni di Cefalà Diana e Chiarastella, istituita nel 1997 per proteggere le numerose sorgenti a temperature variabili che sgorgano da rocce carbonatiche. Purtroppo, non è possibile fare un bagno benefico in queste acque, ma la visita offre l’opportunità di esplorare un luogo unico. L’importanza storica dei Bagni di Cefalà Diana è stata preservata grazie a recenti lavori di consolidamento e restauro condotti dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo. Questi interventi hanno consentito la riapertura al pubblico delle terme e il ripristino dell’acqua nelle vasche, ottenuta da un pozzo artificiale nelle vicinanze.
Il Castello di Cefalà Diana racchiude una storia avvincente che si intreccia con la difesa della “Magna via Panormi” e la protezione dalle incursioni dei pirati arabi. Sebbene oggi si presenti come un affascinante rudere, conserva ancora l’atmosfera magica di un’antica fortificazione medievale, completa di ambienti destinati ai soldati, stalle e cisterne per l’acqua. La sua storia affonda le radici nell’epoca medievale, quando la Magna via Panormi costituiva una vitale arteria di collegamento tra Agrigento e Palermo, adibita al trasporto e al commercio del grano. La costruzione del castello, sebbene con origini greche più antiche, risale al XIII-XIV secolo e ha sempre svolto una funzione strategica, riservata esclusivamente all’uso militare nel corso dei secoli. Tra i proprietari più illustri figura il Barone Federico Chiaramonte, menzionato in documenti del 1525. Tuttavia, il feudo e il diritto di edificazione e popolamento passano al Duca Nicolò Diana nel 1684, nominato signore del territorio da Carlo II, re di Spagna e Sicilia. In quell’anno, il paese assume il cognome della famiglia, accanto alla sua antica denominazione Cefalà.
Il Castello di Cefalà Diana non solo presenta una robusta struttura difensiva ma racconta anche storie attraverso le opere d’arte al suo interno. Tra le cisterne che raccoglievano l’acqua piovana e le diverse piazze destinate a specifici utilizzi, il castello rappresenta un affascinante viaggio nel passato.
Per raggiungere Cefalà Diana in auto da Palermo, segui la A19 e prendi l’uscita a Villabate. Prosegui sulla SS121 in direzione Bolognetta e poi segui la SP77 in direzione Cefalà Diana. Gli orari di apertura sono tutti i giorni, festivi inclusi, dalle 8.30 alle 13.30. Inoltre, il giovedì e il sabato, l’orario si estende fino alle 19.00. L’ingresso al monumento è gratuito.
In conclusione, un viaggio a Cefalà Diana non è solo un’immersione nella storia attraverso le rovine di un castello e le antiche terme, ma anche un’esperienza rigenerante immersi nella natura incontaminata della riserva. Un itinerario che unisce cultura, relax e bellezze naturali, trasformando la visita in un indimenticabile viaggio nel cuore dei Monti Sicani.
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